Sei un contribuente interessato a esplorare le opportunità offerte dal concordato preventivo biennale per il 2025-2026? È una scelta complessa, influenzata da numerose variabili che possono incidere sull’efficacia della decisione. È quindi fondamentale avere una visione chiara e ben strutturata per affrontare il percorso con consapevolezza.
Prima di tutto, occorre superare la visione limitata del concordato preventivo come semplice strumento di risparmio fiscale. Certo, uno dei punti più attrattivi è l'opportunità di tassare un reddito predeterminato, possibile soprattutto se questo risulta inferiore al reddito effettivo. Tuttavia, il vero valore del concordato va oltre: rappresenta una possibilità concreta per migliorare la propria posizione in termini di affidabilità fiscale. In particolare, per quei contribuenti che scelgono di impegnarsi in questa direzione, il percorso offerto dal concordato si traduce in una transizione verso maggiore credibilità agli occhi del fisco. Questo comporta l’adeguamento del reddito dichiarato a parametri più solidi, distribuito nell’arco di due anni.
Ovviamente l’aspetto fiscale resta cruciale nella valutazione finale. Il cuore della questione sta nell’impatto fiscale dei redditi presunti concordati: ecco perché è essenziale partire dalla base di riferimento.
Un elemento chiave da considerare è il reddito su cui basare la proposta concordataria. Redditi inizialmente più bassi nel 2024 potrebbero spingere verso un’adesione vantaggiosa, soprattutto se si prevede un incremento “fisiologico” nel biennio successivo. Ciò potrebbe avvenire grazie a fattori come la risoluzione di situazioni contingenti che hanno limitato il reddito durante l’anno di riferimento. In pratica, se il 2024 è stato un anno difficile ma il futuro promette una ripresa visibile, aderire al concordato potrebbe sembrare un passo strategico.
Un altro elemento che può rendere interessante il concordato è l'eventualità di un aumento significativo nei volumi di attività rispetto al periodo di riferimento del 2024. Spesso questo accade in contesti particolari, magari legati a nuove opportunità o a una riorganizzazione interna che non rientra nelle cosiddette operazioni “distorsive”. Tali situazioni possono offrire spazio a crescite sostanziali senza compromettere la stabilità del concordato stesso.
Con l’introduzione del correttivo tramite il decreto legislativo 81/2025, entra in gioco una nuova variabile estremamente rilevante per la convenienza del concordato. Parliamo della clausola che introduce una soglia - Cap - sugli incrementi di reddito per i soggetti con punteggi elevati, a partire da 8, negli Indici Sintetici di Affidabilità. Per questi contribuenti, il margine di crescita dei redditi concordati sarà contenuto entro soglie massime prestabilite del 10%, 15% o 25%, calcolate rispetto alla base del 2024.
Questo aspetto diventa particolarmente interessante per chi parte da un reddito iniziale contenuto: grazie al meccanismo calmierato, il reddito concordato crescerà moderatamente nel biennio, garantendo una situazione gestibile e fiscalmente favorevole. Inoltre, il progressivo raggiungimento del punteggio Isa massimo di 10 andrà a mitigare ulteriormente eventuali preoccupazioni sui carichi fiscali dei contribuenti virtuosi.
Questa dinamica trova particolare rilevanza per chi guarda già al 2026 con obiettivi ambiziosi. Se il reddito di riferimento nel 2024 è basso, le misure calmierate permettono un’aderenza graduale e meno gravosa agli obblighi del concordato. Questo apre la strada a proposte più sostenibili, nonché a vantaggi strutturali non indifferenti per chi desidera muoversi in un contesto fiscale più chiaro e agile.
Per concludere, scegliere di aderire al concordato preventivo per il periodo 2025-2026 richiede un'analisi attenta e lungimirante. Valutare correttamente le variabili in gioco — dal reddito di riferimento all'andamento futuro dell'attività — permette non solo di ottimizzare la gestione fiscale ma anche per consolidare la propria posizione davanti al Fisco.
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